venerdì 28 novembre 2008

Perché anche l'ipertiroideo è debole?

L'eccesso di ormoni tiroidei tende a far sì che l'organismo « bruci » più materiale del dovuto essendo inefficace il meccanismo di produzione-utilizzazione dell'energia; questo fatto orienta il metabolismo in senso ipercatabolico: anche le proteine, a differenza che nel normale, vengono utilizzate a scopo energetico e quindi bruciate.

I muscoli vengono quindi depauperati del materiale proteico di cui rappresentano una cospicua riserva, e vanno incontro a una caratteristica « miopatia tireotossica » che interessa principalmente i segmenti prossimali degli arti superiori (braccia) e cingolo scapolare e degli arti inferiori (cosce) e cingolo pelvico; le masse muscolari possono apparire normali o di volume ridotto, con aspetto microscopico che mostra segni generici di sofferenza delle cellule: rigonfiamento dei mitocondri, degenerazio, ne fibrillare focale, dilatazione dei canali tubulari trasversali e raggrinzamento del sarcolemma. Tali fenomeni si traducono nell'astenia, nell'adinamia, nella facile esauribilità muscolare dell'ipertiroideo.

Come si spiegano il cardiopalmo, la dispnea da sforzo, gli edemi alle gambe?
L'apparato cardiovascolare è spesso coinvolto in modo importante nell'ipertireosi. Gli ormoni tiroidei in eccesso paiono agire sul sistema cardiocircolatorio in modo da potenziare l'azione delle catecolamine secrete dalla midollare del surrene. Ciò spiegherebbe il quadro della cosiddetta « sindrome ipercinetica »: la frequenza cardiaca è accelerata, aumentano la gittata cardiaca e il ritorno venoso; aumentano la forza di contrazione del cuore e la eccitabilità elettrica del miocardio con alto rischio di comparsa di aritmia (dall'extrasistolia alla fibrillazione atriale, al fiutter atriale, alla tachicardia atriale o ventricolare parossistica); aumenta il consumo miocardico di ossigeno e questo può talora indurre la comparsa di dolori anginosi da discrepanza; si osserva un caratteristico calo della pressione arteriosa diastolica con aumento della pressione differenziale per il persistere a valori normali dei valori sistolici.

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